Biopranoterapia

Cosa è il Prana

Prana è il termine sancrito che indica la VITA che permea e sostiene tutto il creato e che fluisce attraverso gli Elementi. Questa energia ha preso molti nomi, a seconda della cultura che ne faceva esperienza: Chi/Ki, Forza Vitale o Energia Vitale, Pneuma o Soffio ed infine Bioenergia.

Tutte le tradizioni infatti riconoscono comunque la presenza di un Principio Vitale che sfugge alle misurazioni ma manifesta la sua presenza in tutto ciò che è vivo ed in tutto ciò che scorre. Questa particolare “sostanza” ha molta affinità con l’acqua ed il suo comportamento può essere influenzato dal pensiero, dalla osservazione, dalla immaginazione creativa e dalla intenzione umana.

Lavorare con il Prana significa relazionarsi con il mistero della vita. Alcune bande di emissione possono essere studiate (come ad esempio la banda delle onde elettromagnetiche ad alta frequenza ed in particolare i raggi infrarossi (generatori di calore) e la banda delle onde elettromagnetiche a basa e bassissima frequenza, specificatamente le onde encefaliche e le chirofrequenze), e lo sono state anche dal nostro dottor Luigi Lapi ed altri suoi collaboratori. Ma molto di quello che avviene durante una seduta va oltre la nostra capacità di misurare e di quantificare ed appartiene ad una esperienza umana assolutamente soggettiva ma al tempo stesso ricca di profondo significato e di capacità trasformativa, sia per la persona trattate che per l’operatore.

La parola Bioenergia è calzante, adatta, per definire l’azione del Prana nel BIOS, nel vivente e nella sua manifestazione: ciò che è vivo, che cresce, che si nutre, che si riproduce, che respira, che pulsa. Il Prana scorre letteralmente nel nostro essere biologico, in tutte le forme viventi e negli Elementi che sono veicolo di Vita.

Proprio perché si manifesta all’interno di ciascuno di noi, appartiene a ciascuno di noi.

Il Prana è democratico, è patrimonio di tutti e tutti possono farne esperienza, attraverso la sensibilità fisica, la propriocezione, la percezione di noi stessi, del nostro campo energetico e dei movimenti all’interno di esso. Questo ci da un preciso ancoraggio, che chiamiamo radicamento, nella nostra operatività e nel lavoro su di noi perché abbiamo una senso chiaro di quanto sta succedendo.

In questo modo abbandoniamo anche l’idea che questa energia sia qualcosa di esoterico, sconosciuto, paranormale estraneo, superiore … assolutamente no. Il Prana è già in noi.

Questo è il nostro punto di partenza.

 

La Pranoterapia

La pranoterapia è una disciplina antichissima, nata con l’uomo stesso e può essere considerata la Madre delle discipline energetiche che da essa si sviluppano.

La pranoterapia è una grande madre che riesce a coordinarsi e dare le basi alle altre discipline che infine, nonostante le varie nomenclature e tecniche diverse lavorano tutte sulla forza vitale, per il ripristino della corrente vitale nella persona.

La pranoterapia ha una origine antichissima nella storia umana, appartiene all’uomo dalla sua nascita e anche al regno animale.

È radicata nella nostra biologia, nel nostro essere animali sociali che si sviluppano in gruppi, in tribù e che si prendono cura gli uni degli altri. Il sostegno reciproco è fondamentale per la sopravvivenza della tribù ed il primo gesto del prendersi cura di qualcuno o qualcosa è il toccare.

Attraverso questo tocco e questa disposizione amorevole si attiva la donazione pranica.

Molto semplice, molto antico. È un gesto che fa parte del nostro patrimonio genetico.

E la nostra formazione è più un ricordare che un apprendere;  è più un lasciar andare delle sovrastrutture o delle convinzioni limitanti piuttosto che studiare delle nozioni ed i nostri strumenti operativi sono di una semplicità disarmante ma che devono essere completamente risvegliati dell’operatore e divenire parte integrante del suo lavoro.

La formazione è ricordare chi siamo, quale è il nostro potenziale e quale è la nostra origine, la nostra origine energetica, sottile, spirituale.

Lavorare con il prana è ricontattare questa parte ancestrale e permetterle di riemergere con tutta la sua conoscenza innata e la sua competenza.

 

Poggiare la Mano

Poggiare la mano merita un piccolo approforndimento:  è un gesto istintivo dell’uomo ma anche dell’animale che poggia la zampa. Gli animali usano molto la bocca per la trasmissione del prana, quando ad esempio si leccano le ferite o si lavano a vicenda. Anche noi se ci sbucciamo un dito lo portiamo alla bocca, perché c’è l’azione della saliva ma anche l’emissione pranica dalla bocca. Questo ci riporta alla dimensione fisiologica del prana e alla capacità insita nella vita di autolenirsi, di autobilanciarsi.

La mano è il primo organo di trasmissione del prana ed è il primo strumento che l’operatore utilizza. Noi abbiamo una tendenza innata a portare la mano dove c’è bisogno, tutti possiamo immaginare delle situazioni in cui questo si è verificato o può verificarsi.

Cosa ci sta dicendo la natura in questo caso?

Questo vale anche per chi soffre, l’amico che soffre o il bambino che piange. È un gesto istintivo e innato che la natura ci da per prenderci cura di noi stessi e degli altri.

Se fate attenzione a quello che sgorga da voi, vedrete che molto spesso vi capiterà di avere questo desiderio di toccare chi ha bisogno di sostegno e aiuto.

Noi non siamo qui per guarire, non è il nostro lavoro, siamo qui per sostenere energeticamente le persone nel loro viaggio verso il miglioramento delle loro condizioni.

Attraverso le mani passano tante cose.

Il nostro fondatore Luigi Lapi, che era un neuropsichiatra e pranoterapeuta, studiava l’emissione della mano, ha coniato questo termine chirofrequenza ovvero la frequenza che passa attraverso la mano. E aveva scoperto che la mano emette onde encefaliche e se mettiamo degli elettrodi sulla mano, misuriamo queste onde che lui ha chiamato similalfa. Aveva anche messo a punto un sistema di misurazione e comparazione che sarebbe lungo da spiegare, ma che è ancora attivo nella nostra associazione. Un sistema che serve anche a noi occidentali per comprendere il fenomeno della pranoterapia senza cadere nel magicismo o nella superstizione.

 

Pranoterapia e Medicina

Questo è il piano su cui lavoriamo noi, lavoriamo per il ripristino della armonia energetica e del tono energetico, dando sostegno, cura, conforto.

Noi non facciamo nessun tipo di atto medico, non svolgiamo nessun tipo di sostegno psicologico.

Il nostro sostegno è solamente di tipo energetico, il nostro impegno è nel prenderci cura degli altri (che non è curare come fa il medico che cura la patologia).

Noi ci prendiamo cura della persona nel suo complesso e potremmo anche disinteressarci delle patologie anche se non ci disinteressiamo di niente della persona che viene da noi. Ma non facciamo diagnosi, non facciamo prescrizioni, non diamo consigli di nessun tipo

Non lavoriamo mai in contrasto rispetto alle cure che la persona ha scelto nel pieno rispetto del suo libero arbitrio e delle sue scelte terapeutiche, in accordo con il proprio medico.

Non vi sarebbe neanche motivo dato che il nostro lavoro è su un piano diverso: sosteniamo energeticamente la persona operiamo affinché la persona possa affrontare nel miglior modo possibile la propria condizione, qualunque essa sia, in modo che sia in grado di sostenere, di trasformare, di guarire con i mezzi che ha scelto di utilizzare.

Il nostro obiettivo è sostenere l’omeostasi della persona e questo predispone ad affrontare con tutte le risorse gli eventi che la vita ci pone davanti.

Qui non parliamo di medicina alternativa ma disciplina, che non è medicina dato che non curiamo la patologia, ma disciplina integrativa.

Noi lavoriamo su un piano specifico della persona, il piano sottile, vibrazionale, energetico … quello che significa questo, come ricaduta, sugli altri piani,

non spetta a noi definirlo o garantirlo.

Noi possiamo garantire un servizio ma mai un risultato: possiamo lavorare con la persona per arrivare al risultato, facendo la nostra parte, attraverso la donazione pranica.

Possiamo lenire, confortare, prenderci cura, senza entrare in ambito medico: queste sono qualità fondamentali dell’essere umano come la trasmissione pranica lo è.

Il professionista del Prana ne ha fatto una ARTE.

 

Pranoterapia: dono o talento?

C’è una grande differenza tra esercitare la pranoterapia in maniera amatoriale oppure professionale. Ci sono molti corsi di formazione brevi che non offrono una formazione a mio avviso che si possa definire professionale dato che non danno tutti gli strumenti necessari al professionista per lavorare nel settore. La formazione è quindi amatoriale, destinata a chi vuole praticare la pranoterapia in maniera informale, contribuendo certamente al benessere dei propri cari o della cerchia di amici ma senza proporsi come operatore professionista. C’è una grande differenza tra questi due modi di operare.

Essere professionisti richiede una consapevolezza più ampia ed una conoscenza più approfondita sia della disciplina che della legislazione, una introiezione delle norme di deontologia professionale che non possono essere date per scontate e non sono neanche così immediate o così semplici da applicare, e cosa non da meno per la nostra professione, una struttura energetica stabile e centrata che permetta di lavorare con gli altri.

Questo spiega anche come mai la nostra è una formazione triennale, serve del tempo per maturare queste importanti competenze.

Molte persone ci fanno questa osservazione, essendo la pranoterapia un “dono”, non c’è bisogno di formarsi, è qualcosa che già c’è, appartiene ad alcuni fortunati e non c’è bisogno di fare niente perché c’è già tutto. Questa non è la nostra impostazione scolastica, è vero che c’è già tutto, però questo tutto deve essere tirato fuori, raffinato, amplificato, stabilizzato.

Noi parliamo più volentieri di talento pranico più che dono; il talento è qualcosa che deve essere perfezionato, una disposizione, una predisposizione che però richiede raffinazione e consapevolezza, competenza e tanta pratica. Questo processo di trasformazione richiede del tempo, da una parte per la disciplina stessa che deve essere ben compresa, da l’altra per la strutturazione pranica dell’operatore e la stabilizzazione del suo campo energetico.

Inoltre il nostro talento ha tante sfaccettature e tante misure.

Alcune persone hanno un talento molto spiccato e possono anche arrivare a soffrire se non comprendono e iniziano a lavorare; altri hanno un talento più sopito che richiede più tempo di maturazione. Altri ancora hanno delle capacità inusuali che possono anche passare inosservate, lavorano su un piano molto sottile, difficile da cogliere.

Tradizionalmente il pranoterapeuta non aveva bisogno di formazione, si affidava al suo intuito e al suo istinto e lavorava così, per passaparola, in casa, tra amici e parenti. Non era una vera e propria figura professionale, apparteneva ai guaritori tradizionali ed aveva dei residui di pseudomagia e di superstizione che poi la disciplina ha abbandonato a partire dagli anni ottanta anche grazie al lavoro proprio del dottor Lapi.

Quindi oggi si rende necessaria la formazione, proprio per lavorare come professionisti.

Questa è una predisposizione che molti hanno, ma alcuni hanno una vera vocazione, una chiamata ad approfondire perché sentono che quella è la strada: la vocazione a trasformare il talento in professione non è di tutt, ma di alcuni. L’operatore del prana è una persona che di fronte alle sofferenze si sente chiamato ad intervenire.

Il prana infatti è di tutti, la professione di alcuni.

 

Se quello che hai letto ti ha toccato e vuoi approfondire, scrivimi per un colloquio conoscitivo e di orientamento al 3299359037.

Teresa

 

Non perderti mai più nessun evento!

Iscriviti alla newsletter per ricevere novità e inviti ai nostri eventi, rimanendo informato in tempo reale avrai inoltre l'opportunità di poterti iscrivere agli eventi con anticipo, risparmiando e godendo dei benefici di chi si iscrive prima.

Grande! Ora controlla la tua casella email per confermare il tuo indirizzo

Share This
X
X